23 aprile 2009

Difetto di pronucia

"È negli USA il lago dal nome più difficile da pronuciare".
Ho trovato questo titolo sul sito di Repubblica di oggi. Pronuciare. Proprio così. Lo spazio mi esplode in testa. Penso a Gaza, al fosforo bianco, al presidente iraniano che dice che Israele a Gaza fa "pulizia etnica", tutto il mondo si scandalizza, anche io mi scandalizzo, solo che a quanto pare lo scandalo è che il presidente iraniano attacchi Israele, e io invece mi scandalizzo per la pulizia etnica a Gaza, meno male che ci sono i giornali che mi dicono per cosa mi devo scandalizzare, certe volte mi scandalizzo per le cose sbagliate. Per esempio, oggi Repubblica mi dice che c'è un lago con il nome molto difficile da pronunciare, così difficile che Repubblica addirittura non dice solo che è difficile da pronunciare, dice che è difficile da pronuciare, per rendere meglio l'idea. Subito mi viene voglia di provare a pronunciare il nome di quel lago ma non faccio in tempo a cliccare sulla notizia per andare a scoprire il nome impronuciabile, non faccio in tempo perc

20 aprile 2009

Una famiglia tranquilla

Ierisera Eugenia ha partorito, dandomi un figlio.
È un geco.
È sbucato dalla sua fica di plastica intorno alle sette di sera, lasciandomi allibito. Anche Eugenia sembrava stupita. Ma lei sembra sempre stupita, ha in faccia l'impronta eterna dello stupore, è anche per questo che l'amo. Era riversa sul divano accanto a me, io stavo fissando le formazioni licheniche agli angoli del soffitto, quando ho sentito come uno squittìo. Mi sono girato di scatto e ho visto questa bestiolina grigia lunga una decina di centimetri sbucare dalla vagina di Eugenia e in pochi secondi arrampicarsi sulla parete alle mie spalle. Non lo sapevo che Eugenia fosse incinta. Non pensavo neanche che potesse avere figli. "Non lo sapevo che eri incinta. Non lo sapevo che potevi avere figli" le ho detto.
"Oooooooooohhh" ha fatto lei, stupendosi.
Nostro figlio l'abbiamo chiamato Domenico, essendo che è nato di domenica.
Non ho idea di cosa mangi.
I rettili di sicuro non si allattano.
Stamattina era ancora lì, sulla parete, immobile.
Anche Eugenia era ancora lì sul divano, immobile.
Mi sono seduto a tavola, per fare colazione, muovendomi pochissimo.
Siamo una famiglia tranquilla, ho pensato.

15 aprile 2009

Non corrisponde all'immagine

Ierisera come quasi ogni sera ero a consegnare le pizze per RapidoPizza. L'ultima consegna l'ho fatta in via Stupinigi, erano due pizze, una Pizza Rubizza e una Pizza Italia. Ho suonato al citofono, mi hanno aperto, sono salito al secondo piano. In fondo a una specie di corridoio, davanti alla porta di casa spalancata, mi aspettava un tizio rettangolare, con i capelli che sembravano trucioli di ottone e una smanicata con su scritto SexyBoy.
- Le pizze - ho detto semplicemente. Jimmy Bandini è uno semplice.
- Mava'- ha detto il rettangolo, ghignando.
- Giaggià - ho detto io. Perché questo lavoro è un gioco di nervi.
Lui, sempre sulla soglia, ha aperto i cartoni delle pizze e ha sbirciato dentro.
- Non corrispondono - ha detto.
- Una Rubizza e un'Italia, conferma?
- La accendiamo - ha detto, righignando.
- Ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah - ho riso io, esagerando.
- Sì, ma non corrispondono, non corrispondo alla brosciùr.
- Che brosciùr.
- La brosciùr RapidoPizza. La vostra brosciùr.
Io ho sbattuto gli occhi. Il rettangolo allora è sparito un attimo dentro il suo appartamento, da cui uscivano voci televisive, catodiche. Il rettangolo è tornato con un dépliant di RapidoPizza.
- Ecco, guarda - mi ha detto, indicando sul dépliant le foto dai colori saturi delle pizze da lui ordinate. È stata un'idea di Mario, il titolare, di fare questi cazzo di dépliant con le foto delle pizze sul menu.
- Embè? - ho detto io.
- Ti sembrano uguali? Qua c'è più pomodoro, sono più belle, più ricche, quelle che mi hai portato sono sbruciacchiate, smorte, poco condite.
- Ma cristo di un dio - ho sbottato io, allora - cristissimo di un diissimo.
Il rettangolo ha alzato un sopracciglio, ha fatto un passo indietro.
- Voi e le vostre manie. Voi e le vostre fissazioni. Voi e le vostre cazzo di pizze. Pizze, pizze, pizze. Sempre a ordinare le pizze, e poi che pizze? Pizze che si chiamano Pizza Italia. Poi lamentiamoci dei cliché, dei luoghi comuni sugli italiani. Massì, continuiamo a mangiare pizze. E il mandolino ce l'ha? Eh? Il mandolino? Ce l'avrà da qualche parte in casa no? Magari accanto al soprammobile della gondola di Venezia, sì? E mi dica, cosa stava guardando in tv? Don Matteo 7? Il maresciallo Sbrocca? Distretto di Polizia 35? Un medico in famiglia 147? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh? Eh?
Alla fine non mi ha dato nessuna mancia. Tipico italiano. Ma io ho chiuso con questo lavoro, pensavo tornando a casa sullo scooter. Non corrisponde alla brosciùr. Non corrisponde alla brosciùr. A un certo punto, dopo una curva, si è materializzato alla mia sinistra un grosso manifesto elettorale. C'era la faccia di un candidato sindaco di cui non ricordo il nome. Il candidato sindaco sorrideva su uno sfondo arancione fosforescente, un colore che nella realtà fisica della materia non esiste. Sopra la sua testa c'era scritto: IL SINDACO DI TUTTI. In basso a destra, c'era una scritta minuscola, illeggibile. Sono sceso dallo scooter e mi sono avvicinato. Era una scritta davvero minuscola, sono riuscito a leggerla solo quando sono arrivato con la faccia a un palmo dal manifesto. C'era scritto: L'immagine ha il solo scopo di mostrare il prodotto.

9 aprile 2009

Natura morta con calcinacci

Vedere in tv un giornalista
chiedere a un uomo che ha perso la casa, la famiglia, tutto
in una nuvola di polvere:
come si sente.

Come si sente.

Guardare in tv i primi ministri e gli ultimi, i sottosegretari
sfilare tra le macerie, immuni alla polvere

sentirsi (come si sente?) un crollo nelle vene, sentire
parlare di sciacalli
gli sciacalli.