30 settembre 2010

Avventura nella Saletta Ristoro

Sono andato al distributore automatico di bevande calde e fredde, volevo un 32. Ho digitato 32 e sul display è apparso il prezzo, 35 centesimi. Ho inserito una moneta da 5 centesimi. Sul display è apparso 30 centesimi. Ho inserito una moneta da 10 centesimi. Sul display è apparso 20 centesimi. Ho inserito una moneta da 20 centesimi. Si è sentita caracollare la moneta dentro la macchinetta. La moneta è uscita dalla buchetta inferiore. Il display indicava ancora 20 centesimi. Ho preso la moneta dalla buchetta inferiore e l'ho inserita di nuovo. Si è sentita caracollare la moneta dentro la macchinetta. La moneta è uscita dalla buchetta inferiore. Il display indicava ancora 20 centesimi. Ho preso la moneta dalla buchetta inferiore e l'ho inserita di nuovo. Si è sentita caracollare la moneta dentro la macchinetta. La moneta è uscita dalla buchetta inferiore. Il display indicava ancora 20 centesimi. Ho preso la moneta dalla buchetta inferiore e l'ho inserita di nuovo. Si è sentita caracollare la moneta dentro la macchinetta. La moneta è uscita dalla buchetta inferiore. Il display indicava ancora 20 centesimi. Ho preso la moneta dalla buchetta inferiore e l'ho inserita di nuovo. Si è sentita caracollare la moneta dentro la macchinetta. La moneta è uscita dalla buchetta inferiore. Il display indicava ancora 20 centesimi. Ho preso la moneta dalla buchetta inferiore e l'ho inserita di nuovo. Si è sentita caracollare la moneta dentro la macchinetta. La moneta è uscita dalla buchetta inferiore. Il display indicava ancora 20 centesimi. Ho preso la moneta dalla buchetta inferiore e l'ho inserita di nuovo. Sul display è apparso "Erogazione prodotto". È venuto giù il bicchierino, quindi è defluito il liquido nel bicchierino. Ho preso il bicchierino e sono tornato in ufficio bevendo un 32. Era più buono del solito, perché me l'ero guadagnato duramente.

17 settembre 2010

Un investimento per il futuro

Creativo n.4 dimagrisce a vista d'occhio.
L'altro giorno alla mensa della Clebbino ha detto che sta facendo una dieta.
– Che dieta? – ha chiesto Creativo n.3, che è un appassionato di diete, – dieta a zona? Cronodieta? Dieta metabolica? Dieta dell'astronauta? Dieta nutrizionale Herbalife?
– Non te lo dirò mai – ha detto n.4, davanti al suo vassoio vuoto, e con i polpastrelli delle dita ha cominciato a raccattare le briciole dal mio vassoio e a mangiarle, masticandole una per una lentamente, come se fossero bistecche.
– Dieta Chenot? Dieta Montignac? Dieta a punti? Dieta ABCDE? Dieta Hollywood? Dieta South Beach?
Dopo siamo usciti dalla mensa e mentre ci dirigevamo al distributore automatico di bevande calde Creativo n.2 mi ha preso in disparte e mi ha rivelato la verità sulla misteriosa dieta di n.4.
– Ma quale dieta e dieta. Mica era grasso. Quello non mangia per non spendere i buoni pasto.
– Colleziona buoni pasto? – ho detto allora io, – No perché mio zio Piero ha un buono pasto Ticket Restaurant del 1977, uno dei primi in Italia.
– Ma vaffanculo, Bandini. Non colleziona buoni pasto. Tra sei mesi n.4 si sposa.
Ho gettato uno sguardo verso n.4, era appoggiato al muro vicino al distributore e sorrideva a n.3, che continuava a chiedergli che dieta stesse facendo. Sembrava incapace di stare in piedi senza appoggiarsi da qualche parte.
– Ah, si sposa – ho detto io, come se fosse una spiegazione.
– Sì, ma siccome ha speso quei pochi soldi che aveva per il vestito, adesso sta mettendo da parte i buoni pasto per pagarci il banchetto. Hai capito? Vuole pagare il banchetto di nozze con i buoni pasto.
– Ah – ho detto io, è quello che dico sempre quando non capisco, cioè, quando più capisco e meno capisco.
– Dieta del minestrone? Dieta Scarsdale? Dieta Kousmine? Dieta dei gruppi sanguigni? Dieta low-carb? Dieta high-carb? – continuava a chiedere n.3.

16 settembre 2010

Per una lingua basica

Ieri ho avvicinato la faccia a quella di Armenia, volevo baciarla, ma Armenia mi ha respinto puntandomi l'indice in fronte e dicendo: alt.
Alt?, ho detto io, come sarebbe alt.
Lei mi ha detto di aspettare un attimo, ha frugato nella borsetta, ha tirato fuori una strisciolina di carta.
– Lecca questa.
Ho leccato la strisciolina, poi lei l'ha ripresa, l'ha scrutata, facendo mmmm, mmmm.
– Perché mi hai fatto leccare un post-it?
– Non è un post-it, è una cartina di tornasole.
– Se la lecco torna il sole?
– Non essere idiota, Jimmy. Serve a misurare il ph. Il sole torna se lecchi me.
Ero pronto a verificare quest'ultima affermazione, ma Armenia mi ha sventolato la cartina di tornasole davanti al naso.
– Guarda, è diventata gialla. Il tuo ph è acido. Sarà cinque, cinque virgola cinque al massimo.
– E allora?
– Allora niente baci. Anche il mio ph è acido, perciò ho bisogno di riequilibrarlo, se avevi un ph a sette vigola quattro ti baciavo volentieri, ma così non se ne fa niente.
Non potevo crederci.
– Non ci posso credere – infatti ho detto, – non ti posso baciare perché quella cosa è diventata gialla?
– Non c'è niente di personale – mi ha liquidato lei.
– Non sono abbastanza basico, è così?
– È esattamente così.
Sono andato a controllare su Internet quali erano le sostanze basiche e ho scoperto che lo sono l'ammoniaca e la soda caustica, per esempio. Domani compro un vasetto di soda caustica e ne sciolgo un cucchiaino in un bicchiere d'acqua e me lo bevo, così sarò basico e potrò tornare a baciare Armenia.

14 settembre 2010

Il perché della tv

L'altra sera sono andato a cercare Ermete Dossi nella Zona Deumanizzata. Volevo capire che cosa lo aveva spinto ad andare in tv a Criminali Buffi. L'ho trovato nel suo appartamento diroccato, seduto su uno sgabello al centro della stanza, illuminata da una vecchia lampada ad acetilene. Stava rosicchiando una radice.
- Chi è? - ha detto Ermete, con tono leggermente allarmato.
- Ti ho visto in tv - ho detto.
- Ah, sei tu.
- Cosa stai masticando?
- Una radice.
- Di che?
- Boh. l'ho trovata in cortile.
- E' buona?
- Sa di - ci ha pensato un attimo - radice.
- I vecchi sapori di una volta.
- Come sono venuto, in tv?
- Perché ci sei andato? Hai mandato a puttane tutto. Adesso i servizi segreti o chissà chi non ci metterà molto a trovarti. L'hai fatto davvero per i soldi?
- No, a che mi servono i soldi. Mi stavo annoiando, volevo vedere un po' di tv. Solo che qua non c'è elettricità, non c'è niente. Qualche giorno fa si è presentata una tizia. Ti ricordi che una certa Olga una volta venne da te? Chiedendoti dove mi trovavo?
- Come no. Disse di essere la tua fidanzata.
- Invece era una della televisione. Una di Criminali Buffi. Volevano fare una puntata su di me.
- E come hanno scoperto che vivevi nella Zona Deumanizzata? Io non gli ho detto niente.
- Che ne so io. Ti avrà seguito di nascosto una volta che venivi qua. Così, si presenta questa tizia e mi propone di andare in tv. Io, come ti dicevo, volevo vedere un po' di tv, e non avendo una tv, qua, ho pensato che potevo andare direttamente in tv. A vederla da dentro.
- E com'è, da dentro?
Ermete ha sputato un pezzo di radice in terra.
- Non lo so.
- Come, non lo sai.
- Non lo so. Non sei mai dentro la televisione. Ero in uno studio ed ero di spalle, per non farmi riconoscere.
- Già, peccato che hanno fatto il tuo nome. Sanno che sei stato in tv. Non ci metteranno molto a trovarti.
- Comunque, c'era questa telecamera che mi riprendeva di spalle, tutto qua. C'era un faretto e c'era della gente accanto alla telecamera, i tecnici, gli assistenti di studio. Mi hanno messo il microfono. Ma la tv non lo so dov'era. Quella era la realtà.
- E dove pensavi di finire.
- Non lo so, pensavo di vedere tutto a pixel, di entrare in una stanza dove tutto fosse di pixel, il mio corpo di pixel, dove tutto fosse più piatto e colorato. Invece era tutto normale. Mi sa che non è lì che si fa la tv, la tv si fa nelle case della gente, tipo.
- Dove hai preso quella lampada ad acetilene?
- L'ho trovata in cantina.
- Come funziona?
- Nel serbatoio superiore c'è l'acqua, sotto c'è il carburo di calcio. Quando l'acqua goccia nel carburo si forma per reazione chimica l'acetilene, che esce da quel beccuccio. Basta avvicinare un fiammifero acceso e si incendia.
- Sembra una caffettiera.
- Pensavo che lo fosse. Ho provato anche a farci il caffè ma aveva un retrogusto acido. Dopo, ho capito che non era una caffettiera, era una lampada ad acetilene.
- Come sai della reazione chimica? Del carburo di calcio eccetera?
- L'ho letto una volta su un inserto di Io Elettrodomestico.
- Questa conversazione non ha senso, ti rendi conto?
Ermete ha accennato un sorriso.
- Sai - ha detto -, tempo fa, quando ancora non vivevo nella Zona Deumanizzata, ho incontrato un tizio.
Ho aspettato che Ermete andasse avanti con il racconto, ma restava zitto, masticando la radice. Dopo un po' che stavamo zitti ho rotto io il silenzio.
- E ti capitava spesso?
- Che cosa?
- Di incontrare un tizio.
- Continuamente - ha detto, con un filo di voce.

10 settembre 2010

La puntata registrata di Criminali Buffi

Il criminale buffo dell'ultima puntata di Criminali Buffi era Ermete Dossi.
Ieri sera ho messo su la videocassetta con la puntata registrata da mio padre e mi ero accomodato sul divano e stavo bevendo un sorso di Cedrata Clebbino, e quando hanno fatto il nome di Ermete per poco non mi strozzavo con la cedrata, che è una morte davvero idiota, anche se in effetti non mi viene in mente nessun esempio di morte intelligente.
La puntata ripercorreva il percorso professionale di Ermete, dal suo lavoro di cavia per i crash test a quello di tester per prodotti dermatologici a quello di spaventapasseri nell'azienda agricola convezionata con la facoltà di agraria, per poi concentrarsi naturalmente sul suo ultimo incarico, quello effettivamente criminoso, quello di telefonista anonimo per falsi allarmi bomba di stampo terroristico. È Ermete stesso a raccontare alla telecamera che lo inquadra di spalle la sua buffa vicenda criminale: dagli ultimi importanti incarichi per conto dei servizi segreti, fino all'ultimo fatale clamoroso disguido, che lo portò a telefonare a un centro commerciale per avvertire che c'era una bomba, ignorando che la bomba c'era davvero. Così gli artificieri riuscirono a trovare l'ordigno e a disinnescarlo.
– Lei successivamente a questo evento si è dato alla macchia e ha vissuto in clandestinità per cinque anni – dice a un certo punto la giornalista che conduce il programma –, come mai?
– Temevo una rappresaglia da parte dei miei superiori, adirati per il falso falso allarme bomba.
– E che cosa l'ha spinto a rifarsi vivo rischiando così la vita?
– I soldi che mi avete dato.
– Che cosa prova, ripensando a quel drammatico episodio del falso falso allarme bomba?
La nuca di Ermete resta impassibile.
– Sono dispiaciuto. Per tutte le persone innocenti che erano dentro al centro commerciale. Se avessi saputo che c'era davvero una bomba, non avrei mai telefonato per dire che c'era una bomba.
– Si rende conto che ha salvato migliaia di vite umane?
La nuca di Ermete ha un lieve tremito.
– Sì, e mi dispiace moltissimo. Per tutti questi anni, la sera, ogni sera, prima di addormentarmi, ho pensato a tutti quegli innocenti – donne, vecchi, bambini. E pure uomini normali. Penso a tutti loro. Mi sembra di vedere le loro facce, una per una. Non mi abbandonano. I loro volti sembrano chiedermi: perché, Ermete? Perché?
– Lei li ha salvati.
La nuca di Ermete si piega leggermente di lato.
– È terribile, lo so. Allora non capivo. Allora ero cieco.
La nuca di Ermete scoppia in lacrime. La telecamera indugia sul suo collo fradicio di pianto per qualche secondo, poi inquadra in primo piano la giornalista, che sorridendo, dice: "Arrrivederci alla prossima puntata di Criminali Buffi".
Roba da matti, ho pensato. Non potevo crederci.
Poi la sigla di coda del programma si è interrotta bruscamente, ci sono state delle bande trasversali di disturbo, e sono partite delle immagini. Erano le immagini finali di un film sul quale mio padre aveva sovraregistrato la puntata di Criminali Buffi. Ho visto il finale del film, dove un uomo diventa qualcuno nella vita. Però mi sono perso tutta la prima parte dove immagino che l'uomo lottasse per diventare qualcuno nella vita. Poi sono partiti i titoli di coda del film e io ho subito spento il videoregistratore, temendo che una volta finiti quei titoli di coda sarebbero venute fuori le immagini del finale di un altro film che c'era sotto, e avanti così all'infinito.
Dannate videocassette.

8 settembre 2010

Router, routine

Mentre stavo chiavando Betsabea mi ha telefonato mio padre.
– Che stavi facendo?
– Stavo configurando un router.
– Che cosa?
– Che vuoi babbo?
– Hai visto l'ultima puntata di Criminali Buffi?
– Me la sono persa purtroppo.
– L'ho videoregistrata.
– Il suono di questa antica parola mi dà i brividi.
– Devi vederla.
– Ok, ok. Chi era il criminale buffo stavolta?
– Uno che non indovineresti mai.
– Mi hai chiamato per questo, insomma?
– Ti dico che devi vederla.
– Ma sì, ma sì. Domani passo da te e mi dài la, brrrrr, videocassetta.
– Ma stai bene?
– Alla grandissima.
– Non ti fai vivo da giorni.
– Devo andare babbo.
– Videoregistrare.
– Brrr.
– A domani.
Manco so che cazzo è un router. Ho guardato Betsabea stesa sul divano, la sua lascivia di plastica. Secondo me si era un po' offesa, ma a me piace il suo broncio, sa di scuola media. Mi sono riabbassato le mutande, e a quel punto Domenico ha fatto capolino dal muro del corridoio. Quel ramarro secondo me da grande avrà problemi tipo psicologici, sarà tipo un pervertito, un disadattato.
– Fila via – gli ho detto.
Lui, non s'è mosso. La cosa che mi piace di più di lui è che sta molto fermo.